lunedì, marzo 21, 2011

The power of Love

L'afferro tra le mani, ruoto il cursore in cerca del ritmo adatto per correre dietro l'autobus in arrivo. Devo scappare, lasciarmi alle spalle questa scia di appuntamenti chiamati Lavoro.

Eccola.




Sono in autobus, attraverso una zona che pare appartenere a un luogo senza storia nè emozione... eppure trattasi di Roma, Casilina delle Casiline, in fondo in fondo, anche questa è la capitale.

Visualizzo movimenti, le pareti scorrono bianche, io mi coloro ritmo dopo ritmo, respiro immagini diverse, senso di libertà, voglia di correre. Ballo, secondo dopo secondo, non ripeto.

Non ripeto.

Strada che percorro tutte le mattine e le sere sei diversa ora. Fascinosa, piena di prospettive, imprevisti stimolanti, apparizioni e dissolvenze.

L'autobus è illuminato, il mio corpo lo abita, la mente è sempre stata altrove.

Altrove.

Nella DiscoLabirito le mie mani si poggiano alle pareti, sfiorano, spigono, danno calci, pugni, nuove carezze, sensuali solletichii, graffi.

Urlo Gioia. E, fermata dopo fermata, conquisto piccoli spazi di felicità.

martedì, gennaio 25, 2011

La musica colora la vita

La musica addolcisce i pensieri, canalizza la rabbia, scioglie le tensioni, libera il corpo, smuove la creatività, alimenta le passioni, fluidifica l'anima.

La musica colora la vita.
Colonna sonora delle mie giornate.
Ricerca
Passione
Sensualità.

Dentro la musica il corpo diventa sinuoso, salta, libera, eccita.

Chiedo musica mentre scrivo, mentre passeggio per la via, mentre amo, mentre mi arrabbio, mentre risolvo problemi e mi arrampico per questo cazzo di mondo socialmente disumano e volo su tutta la voglia di sorridere che coviamo dentro di noi.

La musica ci fa ridere, sminuzzare i problemi prendendoci un po' in giro, muovendo le anche come a sedurci di nuovo e dire "Va tutto bene, andrà tutto bene. Posso sempre danzare sulle mie giornate e sentirmi Vivo!".


domenica, gennaio 23, 2011

La libertà di non piacere

Derido il desiderio costante di piacere ovunque, a chiunque e a qualunque costo. Così diffuso intorno a me il bisogno di soddisfare esigenze altrui, nella vita sociale, in quella lavorativa. Nella vita.

In vita.

Piacere, non piacere. Sedurre, essere sedotti. Inchinare il capo di fronte al potere, porre una mano complice a chi può essere utile ai propri scopi.

L'eleganza, la grazia, il garbo di un essere intelligente stanno nel concedersi il diritto, il piacere e soprattutto la libertà di scegliere. Piacere e non piacere sono solo una conseguenza di ciò che siamo nel profondo. Ed è dolce piacere, così come non piacere.

Scegliere è un lusso che ho sempre voluto concedermi.

C'è chi mi chiama snob, agli occhi degli altri posso esserlo, forse lo sarò in questo post, ma il mio immenso amore per il pensiero libero, per la libertà di scegliere, per l'attrazione che sento per la costruzione di una mia personale, profonda e sentita opinione fa sì che io sia vista e riconosciuta come un po' altezzosa.

L'altezza del piacere e del non piacere.

Liberatoria tenerezza di chi non ha proprio la presunzione di voler piacere a tutti perchè non c'è cosa più bella dello scegliere secondo i propri gusti e il proprio sentire. Allora non potrei non concedere agli altri la libertà di non scegliermi come amica, socia, compagna, scrittrice, artista, letterata, non letterata, amante, collaboratrice e non collaboratrice o qualunque cosa io possa e non possa essere agli occhi degli altri.

Scegliamoci tutti. Perchè è sano e salutare avere una propria, sincera e pura opinione.

E allora riprendiamoci il diritto di giudicare... elegantemente, profondamente e spontaneamente coloro che sono introrno a noi. Cosapevoli che così come possiamo avere un'opinione, allo stesso modo può accadere che possiamo cambiarla se non ci appartiene più.

Coltiviamo l'intelligenza, insieme all'eleganza e al garbo. Ci vuole classe anche nel dissentire, specie in un mondo che sta diventando sempre più amichevolmente e intensamente cafone...

Leggo su Wikipedia: Snob è un termine che viene utilizzato per identificare una categoria di persone che imitano i modi ed il modo di vivere di classi sociali superiori, atteggiandosi in maniera raffinata e altezzosa. Per estensione il termine è utilizzato per identificare una classe di persone, anche di rango elevato, che ostentano altezzosità o disprezzo verso le classi o i gruppi di persone che considerano inferiori o plebee. Nella storia gli snob venivano identificati come coloro che, pur non avendo titolo nobiliare, stavano a stretto contatto con l'aristocrazia del tempo.


Ebbene scegliere e avere una propria opinione non hanno nulla a che vedere con l'essere Snob.

L'unica classe che considero non degna di considerazione è quella a cui appartengono i servi di potere, i leccaculo, i pecoroni, gli urlatori a tempo pieno, coloro incapaci di ascoltare e che sono in grado di vedere solo, ovunque e comunque se stessi. Gli ignoranti d'animo, gli arrampicatori sociali, gli amanti delle citazioni come forma di cultura, e chi ha smesso di imparare.

Per loro sarò sempre snob.

martedì, gennaio 18, 2011

La scena

"Ora mi alzo!" continuavo a ripetermi ieri durante la rappresentazione di una fracassante, che mi si passi il termine, rappresentazione di se stessi.

L'attore si muoveva sulla scena tentando di recitare due personaggi diversi, peccato che si notasse la differenza solo dal cambio di posizione del "rappresentatore" o meglio del raccontatore monotono e monocorde della vita del compositore Mahler.

Non faccio nomi, chi desidera lo cercherà da sè, magari questa esternazione non aiuterà la mia carriera tuttavia sento il bisogno di vendicare la noia che ieri il raccontatore ha fatto provare al mio corpo_mente. Colui ha avuto anche la pretesa di scriverne i testi e di contornare la sua dote attoriale e autorale con la presenza di una danzatrice, anche lei monocorde, brava ad eseguire solo ed esclusivamente arabeschi, e un musicologo degno di cavalcare le scene di un conservatorio.

La musica purtroppo era l'assente, colei che tutti noi, quelli che sono rimasti in sala (in molti hanno preferito sconfiggere la noia uscendo), hanno atteso con grande speranza. Ed è arrivata casualmente, raramente, e non abbastanza da silenziare il raccontatore monotono.

Alla fine, stupita e meravigliata, sono giunti gli applausi, a testimonianza che non sempre siano rappresentativi di qualità ed emozione. Le mie mani sono rimaste serrate, troppo impegnate a mantenere un capo che ha rischiato più volte di addormentarsi.

Finalmente libera mi sono alzata dalla sedia ricordando con gioia la sera prima, quando al cinema Fiamma ho potuto godere in lingua originale della rappesentazione di ciò che significa il mestiere di attore. E qui faccio nomi, perchè certi nomi vanno ricordati e seguiti e acclamati e decantanti.

Paul Giamatti ha deliziato tutti noi interpretando il ruolo di Barney, il film tratto dal bellissimo libro "La versione di Barney" di Mordecai Richler. In questo caso sia i testi sia la recitazione di uno strepitoso Dustin Hoffman, e di tanti altri bravissimi attori capaci di rendere questo mestiere sublime, hanno deliziato il mio corpo_mente tanto assetato e desideroso di arte e di emozione.

Viva il talento!

giovedì, gennaio 06, 2011

hereafter

Giorni fa una persona cara a mia nonna ha fatto un sogno che mi ha colpito. Nel sogno incontrava mia nonna e le chiedeva :"Alba che ci fai qui? Tu sei morta." E mia nonna rispondeva: "Sì sono morta, ma so' anche viva!"

A tale racconto ho avvertito una piacevole sensazione, ho sentito che quella è esattamente la risposta che potrebbe dare mia nonna, ho immaginato la sua espressione nel pronunciare la frase, il timbro della voce e quella smorfia in grado di condensare in un gesto tutto il suo caratterino.

Mi sono detta sì, è vero, è anche viva!

E' viva perchè quel sentimento mi scorre nelle vene da quando sono nata, è viva perchè è stata colei che ha creduto nel mio amore per la scrittura dall'inizio. E' stata lei a spronare, lei a giocare con la mia immaginazione, lei a plaudirla.

E' viva come è vivo il cappello di mio zio Guido, che ha un effetto addolcente e calmante su di me; un cappello che adorna la mia malizia di donna, di uomo, di essere umano. Guido e io sapevamo raccontarci emozioni attraverso uno sguardo, eravamo entrambi, io lo sono ancora (ma forse anche lui), innamorati del gioco della vita.

Anche Guido è vivo! Vive nel piacere, nel gusto di un piatto fumante di tagliatelle al ragù, il piatto dei piatti, quello che non lo stancava mai.

Perchè parlo di morte?
Perchè parlo di vita?

Ieri ho visto il nuovo film di Clint Eastwood, Hereafter. Un titolo perfetto per una storia capace di lasciare una scia. Difficile descrivere l'intensità della scia... difficile mantenere la stessa grazia che Clint ha impresso nel film.

Ci sono livelli di comunicazione che vanno oltre ciò che il nostro sguardo sulla realtà circostante coglie. Chi fa un mestiere come il mio, chi lavora con la creazione, è abituato a dialogare giornalmente con i vari livelli comunicativi. Vive e si nutre di immaginazione, che non è qualcosa di lontano e totalmente estraneo alla realtà, e sente cose che altri non avvertono. I mondi, i personaggi che un artista va creando sono assolutamente reali, lo accompagnano nella vita, diventano vivi.

E' dolce notare che un talento come Clint ponga a se stesso e allo spettatore certe domande. In tutto il film non si scade mai in banalità religiose, nè in sciocche paure o illusioni senili; è un film che ha un sincero sguardo sulle possibilità comunicative dell'uomo. Sulle molteplici forme che la vita può assumere.

E sull'importanza del sentire...

trailer, in inglese è più bello

lunedì, gennaio 03, 2011

Caro Vincent

Van Gogh sei una carezza per chi vive, per chi risplende della magia dell'atto creativo.

In una giornata dove la difficoltà di un mestiere che rende materialmente infelici e creativamente gioiosi penetra le ossa, è dolce passeggiare tra i tuoi quadri.

Ho sofferto per le cornici, spesso in grado di incupire e spegnere la tua opera, solo alcune erano all'altezza di tanta bellezza. Ho gioito per te, per quei dolorosi e intensi 37 anni, per quel tocco così personale, per quel modo di urlare "non posso e non voglio fare altro!"

Non è la prima volta che ti ammiro. Ti ho ammirato tante volte, in altri luoghi, e in ognuna ho sentito vibrare forte in petto la magia di chi ha qualcosa da esprimere, qualcosa che va oltre il pubblico, oltre il consenso, oltre l'adulazione e che è semplicemente vita, modo in cui lo sguardo, il tuo proprio, unico e diverso sguardo si posa sul mondo.

Bello soffermarsi sulle tue lettere, notando quella grafia così precisa, ordinata, elegante che mostra quanto tu sia lontano dall'essere pazzo.

Grazie Vincent.
Grazie per non aver ceduto al dolore delle difficoltà materiali.
Grazie per il coraggio che tramandi negli anni, nei secoli, a chi non vuole scappare da se stesso.
E grazie a tuo fratello per aver creduto in te.

venerdì, dicembre 10, 2010

Che mangiamo stasera?

Camilla pensò alla prima cena, alla gioia di vagare per il mercato scegliendo i frutti succosi di un amore che aveva preso a scorrerle in corpo. Una volta a casa le mani modellarono con grazia sognante gli ingredienti colorati. Aveva meditato a lungo sul tipo di menù da presentare al suo gradito ospite, voleva stupirlo, deliziarlo con semplicità casalinga, mostrare quella grazia culinaria di cui sapeva vestirsi quando ispirata da un incontro speciale.

Sensuale cucinare per un uomo, godere della preparazione lenta, speziata, sorseggiando nettare da un calice di vino, inebriandosi di quel gusto da conquista, la spallina del vestito che si muove all'unisono con i suoi passi per la cucina, il rumore delle scarpe alte che ha indossato per la sera. Un percorso di candele a segnare il tragitto fino alla camera da letto, incensi a profumare l'aria, l'odore di pietanze a sedurre i palati.

Musica.

Il rumore del campanello, un ultimo sguardo allo specchio e poi "Ciao", un bacio sulla porta, lui porge del vino rosso. Camilla sorride, pensa a quanto le piacerebbe che lui la facesse danzare fino alla cucina, come un cavaliere di altri tempi visto molte volte nei film anni '50.

La tavola apparecchiata accoglie i loro sguardi, conversazioni spontanee volano sopra i piatti. E' tutto molto buono, squisito, "sai anche cucinare!" sottolinea lui come a sigillare un patto denso di speranze per il futuro. "Sai anche cucinare!", parole che figli di mamme cuciniere italiane liberano con una sorta di orgoglio che batte in petto.

"Sai anche cucinare!".

Sì, so anche cucinare pensa Camilla e l'ho fatto per te, perchè mi piaci, perchè ti voglio, perchè desidero usare tutte le mie armi seduttive di donna e perchè voglio farti sentire a casa, nella mia casa, lì dove potrebbero scorrazzare un giorno pargoli fieri della mamma che "sa anche cucinare!".

Passano i mesi, di pietanza in pietanza, Camilla accoglie l'uomo che ama, lo accoglie a casa propria e lo coccola a casa sua, dell'uomo che la invita nel suo spazio, dandole carta bianca per la cena, attendendo rilassato sul divano che lei abbia finito, versando il vino nei bicchieri, porgendone uno a lei chinata sui fornelli e brindando: "al nostro amore tesoro!". Camilla è fiera, gli occhi luminosi mostrano tutto il suo orgoglio di donna amata che si prende cura dell'uomo che la fa sospirare. Tuttavia di sospiro in sospiro, di mese in mese, di anno in anno, il suono di quel soave "ooooohhhhhhhhhhh" si trasforma lentamente in "ooohh" fino a diventare un severo "uuuuuuuuuuuuuuuffffffffffff".

Ora la casa è diventata una sola. Loro sono una coppia da tempo e da tempo Camilla non indossa tacchi in cucina, ha un mollettone in testa, la spallina cade non per sedurre ma per la disperazione di non aver avuto tempo di cambiarsi. E' tardi, voleva andare al cinema con le amiche ma lui ha fame, cucina velocemente qualcosa, gestisce il frigo utilizzando non i frutti migliori della terra bensì quelli che passeranno a miglior vita se non li cuoce in breve tempo.
Lui si muove alzando coperchi e pronunciando le noiosissime e ripetitive parole "che mangiamo stasera?"

Lei trattiene i pensieri, prova a divagare, a ricordare quel primo giorno di tanti anni fa quando quella cena aveva il sapore di ciò che è saltuario, desiderato, preparato con cura. Camilla si guarda ora, quel primo e soave "sai anche cucinare!" ha segnato la sua condanna perchè lui non si è mai accontentato di un pasto frugale, di due uova e un insalata prima di uscire velocemente per vivere le gioie e le attività culturali della città. No, lui si aspetta il trattamento special, quello che la mamma gli ha sempre riservato, ogni giorno della sua vita di bambino, adolscente, adolescentino, adulto, adultino quando lei soleva piombargli in casa con dei contenitori speciali pieni di ogni delizia di mamma.

"Sai anche cucinare!" si abbinava ora a frasi come "Ma quante storie per un piatto di pasta!", "Non è ancora pronto? Ho una fame incredibile, sto con un panino da pranzo!", "Solo verdure, niente carne?", "Ma che siamo a dieta?", "Ahhh lasagne. Finalmente! Devi farti perdonare qualcosa?".

E ancora: "Che mangiamo stasera?", "Che mangiamo stasera?", "Che mangiamo stasera?", "Che mangiamo stasera?", "Che mangiamo stasera?", "Che mangiamo stasera?"...

Camilla lasciò correre i pensieri di quella prima volta, li sostituì con la rabbia di quell'ultima volta, del giorno in cui non potè fare a meno di abbandonare la cucina, di chiudersi in bagno, truccarsi, vestirsi e piombare di fronte al divano dicendo: "Sai una cosa? Mi hai proprio rotto le palle!" prima di guadagnare l'uscita insieme alla sua libertà di mangiare come e quando le pareva.

E fu in quel momento che lui capì quanto la amava, quanto non desiderava perderla, quanto avrebbe lottato per riconquistarla; giorni e mesi a lamentarsi con gli amici, a soffrire davanti ad un piatto precotto scaldato al microonde, nel disordine di una cucina trascurata, di un frigo vuoto come il suo cuore spezzato. Sospiri, pianti, neanche la mamma più a soccorrerlo. Disperato, follemente disperato almeno fino al giorno in cui un'altra donna gli avrebbe chiesto: "Vuoi venire a cena da me?".

© 2010 Cristiana Rumori

lunedì, dicembre 06, 2010

Liebestrasse

Matilde si aggirava per le vie di Monaco cartina alla mano. Era al centro di Max Weber Platz quando un uomo la sfiorò passando, Matilde alzò lo sguardo dalla mappa e chiese in un tedesco improbabile dove fosse Liebestrasse. And der Kreppe era quello che voleva chiedere, ma per qualche strana ragione le parole che uscirono di bocca furono Liebestrasse (la strada dell'amore). L'uomo non le regalò alcun sorriso, rimase cupo pur nel suo viso delicato e rispose con un secco "Ich will es nicht wissen!!" (Non voglio saperlo!).

Matilde fu come rapita da tanta brutalità, l'errore l'aveva messa di fronte a un uomo così restio a trovare la strada per l'amore. L'istinto la portò a dimenticare la via che stava cercando e provò a seguire l'uomo che si era allontanato con passo svelto. Il suo tedesco improbabile non la aiutò a spiegare bene che in realtà la via che desiderava raggiungere era un'altra e che Liebestrasse le era uscito di bocca senza alcuna ragione, tuttavia era contenta dell'equivoco perchè aveva avuto l'opportunità di chiedere ad un uomo così deluso e indispettito la ragione di tanta rabbia.

"Indispettito io?" farfugliò Jorg accelerando il passo. "Indispettito!" sottolineò Matilde, impossibile per lei accettare che qualcuno fosse all'oscuro del desiderio di provare amore. "Provare amore è come respirare – ripertè più volte – non può smettere di respirare, di annusare l'aria, inglobarla dentro di sé per rigettarla fuori trasformata, rigenerata..." Il suo tedesco migliorava di parola in parola, non se ne rese quasi conto, il desiderio di comunicare la rendeva perfettamente a proprio agio con la lingua che tentava di studiare a fatica da qualche mese. Concetti fluidi, interlocutori, ma incredibilmente di effetto, spinsero Jorg a rallentare l'andatura fino a prendere il ritmo di una passeggiata.

Di pensiero in pensiero Matilde assimilava il tedesco e Jorg imparava a camminare osservando il paesaggio intorno a lui. Ad un tratto cominciò a guardare quella donna così caparbia, insistente, testarda ma curiosamente intrigante. Indossava un cappello che provava a contenere tutti quei capelli ricci, ribelli, arrotolati come i suoi pensieri puri e proiettati verso il mondo intorno a lei.
"Ma chi era questa donna? Da dove veniva? Cosa l'aveva portata lì? E dove pensava di andare?".

Jorg non aveva mai creduto di porre tali domade ad una donna, riteneva di avere già chiare le risposte, ad una sconosciuta per giunta, un esserino sfiorato per la via, come miriade volte nelle sue giornate affollate di metropoli. Volti che passavano frettolosi, che parevano non notare nulla se non il pensiero della meta che li attendeva, l'appuntamento organizzato con anticipo, gli impegni quotidiani, le commissioni da fare, tempo gestito in ogni particolare, tratteggiato di punto in punto senza consentire rallentamenti non previsti. Ora di parola in parola Jorg aveva gioiosamente dimenticato il motivo per cui era uscito di casa, l'impegno non era più un impegno; l'aveva dimenticato, semplicemente, e l'unica cosa che pareva importante ora era continuare a passeggiare con Matilde.

Ascoltò, domandò, cominciò a rendersi conto dei suoi respiri. Parevano potenti, pieni, rilassanti. Necessari.

Respirò tutto il giorno fino a quando, di fronte ad un albero che copriva la facciata di un edificio, scorse dietro i rami il marmo con inciso il nome Liebestrasse. Fu a quel punto che fermò il passo e, come inebetito, iniziò a sognare.

© 2010 Cristiana Rumori

venerdì, novembre 12, 2010

close your eyes, close your eyes and relax




MARY MAGDALENE

Try not to get worried, try not to turn on to
Problems that upset you, oh.
Don't you know
Everything's alright, yes, everything's fine.
And we want you to sleep well tonight.
Let the world turn without you tonight.
If we try, we'll get by, so forget all about us tonight

APOSTLES' WIVES

Everything's alright, yes, everything's alright, yes.

MARY MAGDALENE

Sleep and I shall soothe you, calm you, and anoint you.
Myrrh for your hot forehead, oh.
Then you'll feel
Everything's alright, yes, everything's fine.
And it's cool, and the ointment's sweet
For the fire in your head and feet.
Close your eyes, close your eyes
And relax, think of nothing tonight.

APOSTLES' WIVES

Everything's alright, yes, everything's alright, yes.

JUDAS

Woman your fine ointment, brand new and expensive
Should have been saved for the poor.
Why has it been wasted? We could have raised maybe
Three hundred silver pieces or more.
People who are hungry, people who are starving
They matter more than your feet and hair!

MARY MAGDALENE

Try not to get worried, try not to turn on to
Problems that upset you, oh.
Don't you know

APOSTLES' WIVES and MARY

Everything's alright, yes, everything's alright, yes.

JESUS

Surely you're not saying we have the resources
To save the poor from their lot?
There will be poor always, pathetically struggling.
Look at the good things you've got.
Think while you still have me!
Move while you still see me!
You'll be lost, and you'll be sorry when I'm gone.

MARY MAGDALENE

Sleep and I shall soothe you, calm you and anoint you.
Myrrh for your hot forehead/
Then you'll feel
Everything's alright, yes, everything's fine.
And it's cool and the ointment's sweet
For the fire in your head and feet.
Close your eyes, close your eyes, and relax
Think of nothing tonight.

APOSTLES' WIVES

Everything's alright, yes, everything's alright, yes.

MARY MAGDALENE

Close your eyes, close your eyes, and relax

martedì, novembre 02, 2010

la mia recensione.

IL TEOREMA DELL'AMORE PERFETTO

Il libro è la risposta all’eccessiva facilità e velocità degli incontri e delle relazioni. Racconta la possibilità del conoscersi lentamente utilizzando mezzi veloci, dell’andare oltre l'uso e consumo delle frequentazioni, recuperando il senso del corteggiamento, del dialogo come incontro tra due voci che non temono l'ascolto.

I protagonisti procedono nelle loro vite accompagnati dalle parole che di giorno in giorno sanno regalarsi via sms. Le frasi prendono a danzare nella loro mente, stimolano l'immaginazione, fecondando il terreno per un rapporto più maturo con l'amore. Pagina dopo pagina cresce in Anna e Tommaso la consapevolezza che relazionarsi non è altro che essere individui insieme, lontani da nuclei amorosi, chiusi e dai confini ben definiti.

L'amore è il nettare in grado di far crescere interessi, progetti, e soprattutto il coraggio di sperimentare parti di sé. Ed è assurdo riversare nell’altro solo aspettative, frustrazioni, bisogni; è invece necessario guardarsi davvero, e guardarsi dentro.

Ci vuole coraggio in amore, mentre troppo spesso si è paralizzati dalla paura. Una paura indotta dalla solitudine e da chi ci preferisce consumatori e non esseri umani. Ed è così che si sviluppa Il teorema dell'amore perfetto, dal semplice concetto che sono le imperfezioni a renderci unici e che la perfezione può essere raggiunta solo nel superamento dei propri limiti, grazie al confronto con l'altro.

Anna non ha mai conosciuto Tommaso e Tommaso ha solo ascoltato la voce di Anna, guardando il corpo per una frazione di secondo, rannicchiato su una sedia, a distanza, eppure “lentamente il tono basso, a tratti sensuale, con una leggera imperfezione di pronuncia, si insinuò nei pensieri di Tommaso inducendolo a sintonizzarsi su quell'entità impegnata a sostenere una conversazione per nulla interessante”. Poi la partenza per Seattle.

Anna e Tommaso, distano nove ore di fuso orario, imparano a godere dell’attesa. Non competono, esplorano, crescono, si stimolano, superano blocchi emotivi.

La storia prende il ritmo di un film, i protagonisti si muovono nel libro come attori della propria giornata, le scrittrici ne vestono i panni. Autori e personaggi sono tutti lontani nello spazio, ognuno dietro alle singole attività quotidiane, legati da un filo immaginario di parole che li accarezza nel tragitto, fino all'ultima pagina.

Tommaso: interpretato da Cristiana Rumori
Anna: interpretata da Federica Morrone

venerdì, ottobre 22, 2010

39

39

è un numero importante. La strada si delinea, con gli anni aumenta la chiarezza di ciò che ci fa realmente appassionare.
E' dolce crescere ed è buffo notare che certe caratteristiche, certi lati del carattere, certe passioni, predisposizioni, curiosità non cambiano; magari cambia l'intensità con cui si guarda verso di loro ma quel pepe, quel luccichio, quel profumo non muta.

Ho tanti diari, stipati sotto la mia scrivania, lì verso la mia pancia, riposti come a creare un contatto diretto, continuo, avvolgente.

Sono pellicole colorate.

E' importante avere tanti colori diversi. E' per me una dolce abitudine scegliere prima il colore per quel mese, quel trimestre, quell'intervallo di tempo atto a riempire pagine, ascoltando il bisogno di scrivere, non imponendosi mai una regolarità, ma lasciando libero il desiderio della pausa, del tempo dedicato a se stessi per raccontare, esprimere un dubbio, imprimere certezze, bagliori, epiloghi, riflessioni sui progetti in divenire, paure, battiti.

E poi Amori.
Passioni.
Nomi che danzano da una pagina all'altra.

Fermare i momenti, perchè per quanto la memoria sia precisa il ricordo aggiunge sempre altre sfumature che mutano nel tempo. E così ti trovi a leggere il passato e a percepirlo come un libro, un film che non si ricordava, con intensità così lontane e così vive, reali.

20 anni scolpiti con chiarezza. Ed è magico avvertire quella carezza lontana così viva, da poterla percepire ancora, forte, intensa, una coccola che ti accompagnia nella tua nuova giornata.

E allora tutti gli amici, gli incontri, i progetti, le parole, le avventure, le disaventure volteggiano insieme a me, cullandomi.

39

lunedì, ottobre 11, 2010

Parole soavi... di Anais Nin

"Non riuscirò mai a descrivere gli stati di abbagliamento, di trance, le estasi che produce in me fare l'amore. Più che comunione, più di quasiasi gioia nello scrivere, più che l'infinito, più di tutto questo c'è nell'unità raggiunta con la passione. E' il solo momento in cui sono in riposo, è la sommità, la grazia, il miracolo. [...]"

Il solo momento in cui sono a riposo.

"Tutto il mistero del piacere nel corpo di una donna sta nell'intensità della pulsazione che precede l'orgasmo. A volte è lenta, uno due, tre palpiti che poi lanciano attraverso il corpo un liquido di fuoco e di ghiaccio. Se il palpito è debole, in sordina, il piacere è come un'onda più gentile. Il seme dell'estasi esplode con maggiore o minore energia, quando è più ricco tocca ogni porzione del corpo, vibrando attraverso ogni nervo, ogni cellula. Se il palpito è intenso, il suo ritmo e il battito sono più lenti, e il piacere più direvole. Frecce di carne cariche di elettricità, una seconda onda di piacere cade sulla prima, e poi una terza, che tocca terminazione nervosa, attraversa il corpo come una corrente elettrica. Un arcobaleno di colori sferza le palpebre. Una schiuma di musica cola nelle orecchie. E' il gong dell'orgasmo. A volte una donna sente il proprio corpo come uno strumento appena sfiorato, altre volte raggiunge un acme tale che pare sia impossibile andare oltre.

Tanti orgasmi.

Alcuni provocati dalla tenerezza, alcuni dal desiderio, alcuni da una parola o da un'immagine vista durante il giorno. A volte il giorno stesso chiede un orgasmo, giorni di sensazioni accumulate e di sentimenti inesplosi. Ci sono giorni che non si concludono con un orgasmo, quando il corpo è addormentato o sogna altri sogni. Ci sono giorni in cui l'orgasmo non è piacere ma dolore, gelosia, terrore, angoscia. E ci sono giorni in cui l'orgasmo si verifica nella creazione, un orgasmo bianco. La rivoluzione è un altro orgasmo. La santità un altro ancora."

Anais Nin: Ottobre 1937. Diario II

parole che fanno bene a noi donne
parole che fanno bene agli uomini

c'è un mondo dentro di noi, donne_uomini, non meccanicismi.
Nè semplificazioni.

domenica, ottobre 10, 2010

L'esistere e il non esistere...

Qualcuno ieri mi ha chisto: "Se l'amore non esiste perchè tutti lo cercano?"
Ed io: "Perché l'amore esiste ma si nasconde molto bene dietro le paure dell'individuo. Il segreto è fa cadere la maschera difensiva".

Ritengo questa frase importante.
Ritengo di dover esternare questi pensieri.
Ritengo di dover abbandonare l'idea cinicamente moderna di autosufficienza.

Negli incontri si sta perdendo sempre più il gusto di conoscersi in profondità e di mettersi in discussione. Si parte dal convincimento che si sia sempre nel giusto, che sia importante desiderare delle cose, delle persone, appropriarsene per un tempo sufficiente a non andare e sentire oltre, utilizzandole come dei tasselli da rincorrere uno dopo l'altro pur di non fermare il passo e magari analizzare noi stessi e le persone intorno.

Ci si spoglia sempre più con estrema facilità rinunciando spesso a spoglarsi realmente.

E' come se volessimo dimostrare di essere bionici, autosufficienti, di non aver realmente bisogno di nessuno e di poter fare a meno di tutti.

Di andare e andare ancora senza afferare emozioni.

Bastare a se stessi o Rinunciare a se stessi?

Bastare a se stessi è un atto di forza e di coraggio, un bisogno di sapere di poter contare sulle proprie energie, una consapevolezza che ci aiuta a procedere curiosi. Tuttavia il rischio è che, se lo si fa con troppa convinzione, sarà inevitabile Rinunciare a se stessi, credendo che niente e nessuno sia degno di profonde e sincere attenzioni.

E' un argomento infinito, il desiderio è quello di stimolare reazioni e confronti. Avverto un grande bisogno di discutere di questi temi. Quando leggo i classici del 1900 pare tutto molto chiaro, l'esistenza dell'amore non viene mai messa in discussione, ora sì.

Perché lo stiamo facendo?
Dove ci porterà?

Quel luogo non mi attrae...

venerdì, ottobre 08, 2010

Leccare una nuova pagina

Ogni uomo mi ha lasciato un segno, un bacio, un marchio, una ferita, una carezza che si rinnova ad ogni ricordo. Ascolto le musiche del film "Amelie" e nuoto nella consapevolezza che la vita è ricerca_attesa_energia_forza_sopraffazione_stanchezza_danza_silenzio_pensieri nella notte. Gambe che s'incrociano teneramente, occhi che si guardano, corpi che accendono desideri, che creano nuove attese, che si danno le spalle per poi ritrovarsi. E ancora sussurri, bugie che mascherano grandi verità, voglia di perdersi, illusione di ritrovarsi.

Ritmo.

Fluttuo, danzo tra i miei fotogrammi, sfogliando diari, aprendo nuove pagine bianche tutte da scrivere. Creare, pasticciare, sbiadendo paure, guardandole in faccia, liberando una sonora e scrosciante risata erotica, vitale come le urla della petit mort.

Encantada.

Lecco una nuova pagina scritta. Trucco ciglia di chi sceglie cosa guardare. Pongo orecchini degni di adornare penetranti ascolti.

"Amelie" suona ancora.

giovedì, ottobre 07, 2010

SI RIAPRE...

dopo più di un anno di pausa torno a scrivere nel blog
forse per il bisogno di curare una piccola rubrica, andare oltre i libri che pubblico, oltre i social network, oltre il diario che scrivo quasi quotidianamente, oltre le chiacchiere per la via, le confidenze tra amici, le riunioni di brainstormig...

le idee prendono varie forme, almeno in una mente come la mia che sente il bisogno di danzare nelle sue giornate volteggiando tra i molteplici interessi che necessita coltivare

annaffio pensieri, sogni
desideri pulsano nella mia mente creativa
umori
amori
fremiti
parole soffiate
parole gridate
parole scritte

come un tanghero afferrerò compagni di ballo per roteare inebriati da conversazioni capaci di stimolare un nuovo passo di riflessione, di consapevolezza, di dubbio, di meravigliosa creatività

nuove pagine da sfogliare, linkare, postare, mangiare, leggere e sputare

microcosmi di una mente erotica