giovedì, luglio 27, 2006

MENTRE IL TEVERE SCORRE

Viaggiare tra chiacchiere con volti sconosciuti, raccontare aneddoti e assorbire vite diverse dalla tua.
Razze, luoghi, passioni creative al suono del tevere e sotto l'abbraccio di questa splendida città...

mercoledì, luglio 12, 2006

BITE THE LIFE

delusioni che ci accompagnano
reagire
reagire
e reagire ancora.

afferri qualcosa che poi ti sfugge
tu ci credi
gli altri un po' meno

ti trovi a coccolare te stessa ancora una volta
è difficile ti dici
è molto difficile
non perdere la pazienza
questa è la tua strada
ne hai provate altre ma sai che questa è la tua strada

giorni in cui ci credi meno
e giorni in cui torni a crederci

sorprendersi di nuovo
avere le spalle così grosse da non avvertire il colpo

ho le spalle grosse
spalle fatte di passioni da cui non puoi prescindere
muscoli torniti di curiosità
di magia ritrovata
di lettere

guardo quegli occhi e sembra tutto più facile
scopare l'amore e farsi scopare da esso
la libertà è un piatto che va assaporato lentamente
condito di coraggio
del mio coraggio di mordere la vita e farla mia

giovedì, luglio 06, 2006

IMMAGINI



Era già mattina. Aveva fatto un brutto sogno quella notte. Una casa sconosciuta, delle persone nuove, un album di fotografie e la sua presenza che in realtà era assenza. Lui era distante, seduto nel divano più in là, in compagnia di quei nuovi amici, di quegli attori e delle loro improvvisazioni; sembrava a proprio agio, rilassato, sorridente, ma di un sorriso che non comprendeva lei. Un uomo le offrì il suo abbraccio, lei lo guardò dubbiosa, incerta se accettare, poi si appoggiò a quella spalla sconosciuta e la trovò comoda, comoda come non avrebbe immaginato, e si accasciò, perdendosi senza più pensieri. Ma d’un tratto la stessa mano di quel caldo abbraccio le mostrò un album di fotografie. Erano foto degli sconosciuti intorno a lei, volti sorridenti, divertiti, attori di copioni, amori recitati in corpi nudi, finché non vide la foto di lui, nudo, riverso nel corpo di lei, un’altra, con la bocca protesa nel suo sesso, umido nell’umido. Di colpo si irrigidì, staccandosi da quell’abbraccio sconosciuto. E’ solo finzione le dissero.

Straziata dal dolore si buttò con tutta la sua forza contro il suo uomo, lo colpì con rabbia, urlando la sua disperazione per averlo perduto e lui impassibile la guardò infastidito, forte della sua indipendenza da lei, forte di quei nuovi amici e degli interessi riscoperti.

No, no, no, nooooo.

L’urlo la svegliò di colpo. Vide una stanza intorno a lei, le pareti della sua camera. Si girò nel letto e notò lui che dormiva, con il viso all’insù e il respiro sereno.

Allora sei qui pensò? Non c’è nessuna foto, nessun sesso che hai baciato, sei semplicemente qui.

Lo guardò dormire, mentre sentiva scorrere via quel malessere. Avrebbe voluto quel corpo subito, sentire il suo sesso dentro di lei muoversi con vigore o infilarselo lentamente facendolo prima scorrere tra le sue labbra, ma non voleva interrompere quel sonno sereno, quel calore vicino, quell’assenza di album di fotografie. Decise di guardarlo e basta, magari poggiandogli una mano sul culo, accarezzandolo dolcemente, mentre l’altra mano cominciava a farsi spazio tra le labbra umide del suo sesso. Si toccò da sola, immaginando che fosse lui a farlo. Si toccò per lungo tempo, paziente come nessun uomo potrebbe essere, e intanto la mente scorreva tra le pellicole di immagini seducenti. Erano in un prato, vicino ai binari del treno, e lui si faceva spazio tra le pieghe della sua gonna, insinuandosi lentamente come una piccola formica che ti solletica le gambe. La mano fu presto accompagnata dal suo membro turgido e vigoroso, i capezzoli divennero sempre più duri, imploravano le labbra, i denti, tutta la sua bocca. Pensava: “Guardatemi voi che passate col treno, poggiate i vostri volti al finestrino, per un solo secondo, giusto il tempo di attraversare quel prato, e godete del mio godimento, amplificato dal suo sesso che si muove e si muove e si muove ancora e dai vostri sguardi che spiano, che si deliziano e che immaginano”. I capezzoli si fecero sempre più turgidi per il freddo venticello e per quella lingua che li lambiva. Vide quel meraviglioso maschio muoversi su di lei e quei piccoli volti sconosciuti scorrere, scorrere e scorrere. Godette di quel ritmo e di quell’improvviso spettacolo, lei e lui, attori e amanti di una scena da film. Si accasciò sul letto appagata, la mano ancora appoggiata sul suo culo e la testa finalmente libera da brutti pensieri.

© 2007 Cristiana Rumori

martedì, luglio 04, 2006

TUTTO E SUBITO




Vedere o immaginare?
Sussurrare o gridare?

Evocare, mostrare quel tanto che serve a far liberare la propria immaginazione, uscire dalla dimensione voyeur per godere della propria fantasia. Una spallina della sottoveste scende e fa intravedere un seno, una distrazione spontaneamente studiata che mi inchioda alla sedia e mi porta ad immaginare e desiderare di essere l’oggetto di tanta casualità. Basta così, non datemi di più, non spingetemi a recitare il ruolo del guardone, datemi giusto il là per fremere di quella immaginazione erotica che mi spinge a sedurre anch’io una volta uscito dal cinema.

E sì, è tempo di uscire ma desidero un altro film, o forse credo di poterlo girare io stesso. Penso all’amica dell’altra sera, ci incontriamo e noto quel suo spogliarsi al buio e velocemente, quel vedere e toccare tutto e subito, quel desiderio di affogare le proprie insicurezze in tanta velocità. Finito. Già finito, pronti per ricominciare, giusto il tempo di andare in bagno, nascondendosi dietro un asciugamano per non osservarsi nature e ricominciare tutto, subito e veloce.

Parlare poco, conoscersi meno, sospendere tutto, ansimare già.

Non sono capace di sussurrare, posso solo gridare, urlare questa impossibilità di gustarmi le emozioni. Allora apro il giornale e mentre lei ancora dorme nel mio letto, cerco un film, un nuovo film, un film che mi faccia immaginare di nuovo, che mi insegni ad assaporare, a provocare inebrianti cadute di spalline, a dare piccoli baci sul seno scoperto, a liberare la mia immaginazione erotica, a provare emozioni. Ma questa volta la spallina cade, insieme alla sottoveste, anche loro divorano emozioni in breve tempo, anche loro consumano la nudità altrui, anche loro come me. Esco dal cinema e mi sento perso, ho bisogno di un film che mi insegni ad amare.

sabato, luglio 01, 2006

VISIONI EROTICHE



Racconti Liberamente Tratti da Film ( articolo apparso sul free press Taxi drivers - numero estivo)


Bussano alla porta, non bussa mai nessuno alla mia porta. Schivo e solitario mi limito a guardare gli altri e lei, alla finestra, come ogni giorno dopo il lavoro. Osservo la sua vita e la sua grazia, i suoi sensuali movimenti per la casa, i vestiti che si alternano, i colori che la illuminano, il corpo privo di stoffa. Immagino il suo odore, lo immagino a tal punto da sentirne il profumo, compro quel profumo e lo faccio gocciolare su un fazzoletto di odorante stoffa bianca, poggiandolo sul mio naso, ogni volta che la desidero vicino a me.

Ora è lei a bussare, lo so, sono giorni che cerca un mio incontro, ma io non apro, non ancora. Bussa di nuovo, il suo tocco è dolce. Bussa sul mio petto, sul mio cuore che batte impaurito da una fantasia che si avvicina e che chiede di essere realizzata, ma io resisto, inebriato e intimorito da tanta considerazione, di me, di un uomo che non esiste per nessuno, che esiste solo come sospettato di un delitto. All’ennesimo tocco, mi avvicino alla porta; sono di schiena, avverto il ruvido legno che si disintegra ad ogni tocco della mano, ora la sua mano bussa sulla mia schiena, dolce come una carezza, ma io resisto, fermo, immobile trattengo il respiro.
Ecco, ha smesso, sento i suoi passi che si allontanano, la porta ridiventa porta, la casa ridiventa casa, la finestra non ha mai smesso di esserlo. Torno lì, dove la fantasia mi rende libero, dove la vita non può deludermi, il suo profumo mi avvolge di nuovo mentre la vedo rientrare, ha una fascia sui capelli e un vestito rosso. La guardo e so che il vetro mi protegge, ma all’improvviso sento crescere dentro di me l’impulso a romperlo, so che sarei pronto a morire per lei, so che potrei ricominciare a vivere per lei...

© 2007 Cristiana Rumori

racconto liberamente tratto dal film L’insolito caso di Mr.Hire di Patrice Le conte, Francia 1989.

TRASLOCO


Dopo un anno trascorso in quel di diablogando.it (www.speakers.diablogando.it/main.php?blogid=2734) ho deciso di traslocare.
Viaggiare con la mente, con il corpo e con il mio blog mi fa bene.
Un nuovo inizio, una nuova grafica, finalmente... e nuovi sviluppi per il mio libro e per tutte le storie che verranno.
Un po' di aria fresca...
ordunque che si aprino le danze.