martedì, gennaio 25, 2011

La musica colora la vita

La musica addolcisce i pensieri, canalizza la rabbia, scioglie le tensioni, libera il corpo, smuove la creatività, alimenta le passioni, fluidifica l'anima.

La musica colora la vita.
Colonna sonora delle mie giornate.
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Passione
Sensualità.

Dentro la musica il corpo diventa sinuoso, salta, libera, eccita.

Chiedo musica mentre scrivo, mentre passeggio per la via, mentre amo, mentre mi arrabbio, mentre risolvo problemi e mi arrampico per questo cazzo di mondo socialmente disumano e volo su tutta la voglia di sorridere che coviamo dentro di noi.

La musica ci fa ridere, sminuzzare i problemi prendendoci un po' in giro, muovendo le anche come a sedurci di nuovo e dire "Va tutto bene, andrà tutto bene. Posso sempre danzare sulle mie giornate e sentirmi Vivo!".


domenica, gennaio 23, 2011

La libertà di non piacere

Derido il desiderio costante di piacere ovunque, a chiunque e a qualunque costo. Così diffuso intorno a me il bisogno di soddisfare esigenze altrui, nella vita sociale, in quella lavorativa. Nella vita.

In vita.

Piacere, non piacere. Sedurre, essere sedotti. Inchinare il capo di fronte al potere, porre una mano complice a chi può essere utile ai propri scopi.

L'eleganza, la grazia, il garbo di un essere intelligente stanno nel concedersi il diritto, il piacere e soprattutto la libertà di scegliere. Piacere e non piacere sono solo una conseguenza di ciò che siamo nel profondo. Ed è dolce piacere, così come non piacere.

Scegliere è un lusso che ho sempre voluto concedermi.

C'è chi mi chiama snob, agli occhi degli altri posso esserlo, forse lo sarò in questo post, ma il mio immenso amore per il pensiero libero, per la libertà di scegliere, per l'attrazione che sento per la costruzione di una mia personale, profonda e sentita opinione fa sì che io sia vista e riconosciuta come un po' altezzosa.

L'altezza del piacere e del non piacere.

Liberatoria tenerezza di chi non ha proprio la presunzione di voler piacere a tutti perchè non c'è cosa più bella dello scegliere secondo i propri gusti e il proprio sentire. Allora non potrei non concedere agli altri la libertà di non scegliermi come amica, socia, compagna, scrittrice, artista, letterata, non letterata, amante, collaboratrice e non collaboratrice o qualunque cosa io possa e non possa essere agli occhi degli altri.

Scegliamoci tutti. Perchè è sano e salutare avere una propria, sincera e pura opinione.

E allora riprendiamoci il diritto di giudicare... elegantemente, profondamente e spontaneamente coloro che sono introrno a noi. Cosapevoli che così come possiamo avere un'opinione, allo stesso modo può accadere che possiamo cambiarla se non ci appartiene più.

Coltiviamo l'intelligenza, insieme all'eleganza e al garbo. Ci vuole classe anche nel dissentire, specie in un mondo che sta diventando sempre più amichevolmente e intensamente cafone...

Leggo su Wikipedia: Snob è un termine che viene utilizzato per identificare una categoria di persone che imitano i modi ed il modo di vivere di classi sociali superiori, atteggiandosi in maniera raffinata e altezzosa. Per estensione il termine è utilizzato per identificare una classe di persone, anche di rango elevato, che ostentano altezzosità o disprezzo verso le classi o i gruppi di persone che considerano inferiori o plebee. Nella storia gli snob venivano identificati come coloro che, pur non avendo titolo nobiliare, stavano a stretto contatto con l'aristocrazia del tempo.


Ebbene scegliere e avere una propria opinione non hanno nulla a che vedere con l'essere Snob.

L'unica classe che considero non degna di considerazione è quella a cui appartengono i servi di potere, i leccaculo, i pecoroni, gli urlatori a tempo pieno, coloro incapaci di ascoltare e che sono in grado di vedere solo, ovunque e comunque se stessi. Gli ignoranti d'animo, gli arrampicatori sociali, gli amanti delle citazioni come forma di cultura, e chi ha smesso di imparare.

Per loro sarò sempre snob.

martedì, gennaio 18, 2011

La scena

"Ora mi alzo!" continuavo a ripetermi ieri durante la rappresentazione di una fracassante, che mi si passi il termine, rappresentazione di se stessi.

L'attore si muoveva sulla scena tentando di recitare due personaggi diversi, peccato che si notasse la differenza solo dal cambio di posizione del "rappresentatore" o meglio del raccontatore monotono e monocorde della vita del compositore Mahler.

Non faccio nomi, chi desidera lo cercherà da sè, magari questa esternazione non aiuterà la mia carriera tuttavia sento il bisogno di vendicare la noia che ieri il raccontatore ha fatto provare al mio corpo_mente. Colui ha avuto anche la pretesa di scriverne i testi e di contornare la sua dote attoriale e autorale con la presenza di una danzatrice, anche lei monocorde, brava ad eseguire solo ed esclusivamente arabeschi, e un musicologo degno di cavalcare le scene di un conservatorio.

La musica purtroppo era l'assente, colei che tutti noi, quelli che sono rimasti in sala (in molti hanno preferito sconfiggere la noia uscendo), hanno atteso con grande speranza. Ed è arrivata casualmente, raramente, e non abbastanza da silenziare il raccontatore monotono.

Alla fine, stupita e meravigliata, sono giunti gli applausi, a testimonianza che non sempre siano rappresentativi di qualità ed emozione. Le mie mani sono rimaste serrate, troppo impegnate a mantenere un capo che ha rischiato più volte di addormentarsi.

Finalmente libera mi sono alzata dalla sedia ricordando con gioia la sera prima, quando al cinema Fiamma ho potuto godere in lingua originale della rappesentazione di ciò che significa il mestiere di attore. E qui faccio nomi, perchè certi nomi vanno ricordati e seguiti e acclamati e decantanti.

Paul Giamatti ha deliziato tutti noi interpretando il ruolo di Barney, il film tratto dal bellissimo libro "La versione di Barney" di Mordecai Richler. In questo caso sia i testi sia la recitazione di uno strepitoso Dustin Hoffman, e di tanti altri bravissimi attori capaci di rendere questo mestiere sublime, hanno deliziato il mio corpo_mente tanto assetato e desideroso di arte e di emozione.

Viva il talento!

giovedì, gennaio 06, 2011

hereafter

Giorni fa una persona cara a mia nonna ha fatto un sogno che mi ha colpito. Nel sogno incontrava mia nonna e le chiedeva :"Alba che ci fai qui? Tu sei morta." E mia nonna rispondeva: "Sì sono morta, ma so' anche viva!"

A tale racconto ho avvertito una piacevole sensazione, ho sentito che quella è esattamente la risposta che potrebbe dare mia nonna, ho immaginato la sua espressione nel pronunciare la frase, il timbro della voce e quella smorfia in grado di condensare in un gesto tutto il suo caratterino.

Mi sono detta sì, è vero, è anche viva!

E' viva perchè quel sentimento mi scorre nelle vene da quando sono nata, è viva perchè è stata colei che ha creduto nel mio amore per la scrittura dall'inizio. E' stata lei a spronare, lei a giocare con la mia immaginazione, lei a plaudirla.

E' viva come è vivo il cappello di mio zio Guido, che ha un effetto addolcente e calmante su di me; un cappello che adorna la mia malizia di donna, di uomo, di essere umano. Guido e io sapevamo raccontarci emozioni attraverso uno sguardo, eravamo entrambi, io lo sono ancora (ma forse anche lui), innamorati del gioco della vita.

Anche Guido è vivo! Vive nel piacere, nel gusto di un piatto fumante di tagliatelle al ragù, il piatto dei piatti, quello che non lo stancava mai.

Perchè parlo di morte?
Perchè parlo di vita?

Ieri ho visto il nuovo film di Clint Eastwood, Hereafter. Un titolo perfetto per una storia capace di lasciare una scia. Difficile descrivere l'intensità della scia... difficile mantenere la stessa grazia che Clint ha impresso nel film.

Ci sono livelli di comunicazione che vanno oltre ciò che il nostro sguardo sulla realtà circostante coglie. Chi fa un mestiere come il mio, chi lavora con la creazione, è abituato a dialogare giornalmente con i vari livelli comunicativi. Vive e si nutre di immaginazione, che non è qualcosa di lontano e totalmente estraneo alla realtà, e sente cose che altri non avvertono. I mondi, i personaggi che un artista va creando sono assolutamente reali, lo accompagnano nella vita, diventano vivi.

E' dolce notare che un talento come Clint ponga a se stesso e allo spettatore certe domande. In tutto il film non si scade mai in banalità religiose, nè in sciocche paure o illusioni senili; è un film che ha un sincero sguardo sulle possibilità comunicative dell'uomo. Sulle molteplici forme che la vita può assumere.

E sull'importanza del sentire...

trailer, in inglese è più bello

lunedì, gennaio 03, 2011

Caro Vincent

Van Gogh sei una carezza per chi vive, per chi risplende della magia dell'atto creativo.

In una giornata dove la difficoltà di un mestiere che rende materialmente infelici e creativamente gioiosi penetra le ossa, è dolce passeggiare tra i tuoi quadri.

Ho sofferto per le cornici, spesso in grado di incupire e spegnere la tua opera, solo alcune erano all'altezza di tanta bellezza. Ho gioito per te, per quei dolorosi e intensi 37 anni, per quel tocco così personale, per quel modo di urlare "non posso e non voglio fare altro!"

Non è la prima volta che ti ammiro. Ti ho ammirato tante volte, in altri luoghi, e in ognuna ho sentito vibrare forte in petto la magia di chi ha qualcosa da esprimere, qualcosa che va oltre il pubblico, oltre il consenso, oltre l'adulazione e che è semplicemente vita, modo in cui lo sguardo, il tuo proprio, unico e diverso sguardo si posa sul mondo.

Bello soffermarsi sulle tue lettere, notando quella grafia così precisa, ordinata, elegante che mostra quanto tu sia lontano dall'essere pazzo.

Grazie Vincent.
Grazie per non aver ceduto al dolore delle difficoltà materiali.
Grazie per il coraggio che tramandi negli anni, nei secoli, a chi non vuole scappare da se stesso.
E grazie a tuo fratello per aver creduto in te.