Camilla pensò alla prima cena, alla gioia di vagare per il mercato scegliendo i frutti succosi di un amore che aveva preso a scorrerle in corpo. Una volta a casa le mani modellarono con grazia sognante gli ingredienti colorati. Aveva meditato a lungo sul tipo di menù da presentare al suo gradito ospite, voleva stupirlo, deliziarlo con semplicità casalinga, mostrare quella grazia culinaria di cui sapeva vestirsi quando ispirata da un incontro speciale.
Sensuale cucinare per un uomo, godere della preparazione lenta, speziata, sorseggiando nettare da un calice di vino, inebriandosi di quel gusto da conquista, la spallina del vestito che si muove all'unisono con i suoi passi per la cucina, il rumore delle scarpe alte che ha indossato per la sera. Un percorso di candele a segnare il tragitto fino alla camera da letto, incensi a profumare l'aria, l'odore di pietanze a sedurre i palati.
Musica.
Il rumore del campanello, un ultimo sguardo allo specchio e poi "Ciao", un bacio sulla porta, lui porge del vino rosso. Camilla sorride, pensa a quanto le piacerebbe che lui la facesse danzare fino alla cucina, come un cavaliere di altri tempi visto molte volte nei film anni '50.
La tavola apparecchiata accoglie i loro sguardi, conversazioni spontanee volano sopra i piatti. E' tutto molto buono, squisito, "sai anche cucinare!" sottolinea lui come a sigillare un patto denso di speranze per il futuro. "Sai anche cucinare!", parole che figli di mamme cuciniere italiane liberano con una sorta di orgoglio che batte in petto.
"Sai anche cucinare!".
Sì, so anche cucinare pensa Camilla e l'ho fatto per te, perchè mi piaci, perchè ti voglio, perchè desidero usare tutte le mie armi seduttive di donna e perchè voglio farti sentire a casa, nella mia casa, lì dove potrebbero scorrazzare un giorno pargoli fieri della mamma che "sa anche cucinare!".
Passano i mesi, di pietanza in pietanza, Camilla accoglie l'uomo che ama, lo accoglie a casa propria e lo coccola a casa sua, dell'uomo che la invita nel suo spazio, dandole carta bianca per la cena, attendendo rilassato sul divano che lei abbia finito, versando il vino nei bicchieri, porgendone uno a lei chinata sui fornelli e brindando: "al nostro amore tesoro!". Camilla è fiera, gli occhi luminosi mostrano tutto il suo orgoglio di donna amata che si prende cura dell'uomo che la fa sospirare. Tuttavia di sospiro in sospiro, di mese in mese, di anno in anno, il suono di quel soave "ooooohhhhhhhhhhh" si trasforma lentamente in "ooohh" fino a diventare un severo "uuuuuuuuuuuuuuuffffffffffff".
Ora la casa è diventata una sola. Loro sono una coppia da tempo e da tempo Camilla non indossa tacchi in cucina, ha un mollettone in testa, la spallina cade non per sedurre ma per la disperazione di non aver avuto tempo di cambiarsi. E' tardi, voleva andare al cinema con le amiche ma lui ha fame, cucina velocemente qualcosa, gestisce il frigo utilizzando non i frutti migliori della terra bensì quelli che passeranno a miglior vita se non li cuoce in breve tempo.
Lui si muove alzando coperchi e pronunciando le noiosissime e ripetitive parole "che mangiamo stasera?"
Lei trattiene i pensieri, prova a divagare, a ricordare quel primo giorno di tanti anni fa quando quella cena aveva il sapore di ciò che è saltuario, desiderato, preparato con cura. Camilla si guarda ora, quel primo e soave "sai anche cucinare!" ha segnato la sua condanna perchè lui non si è mai accontentato di un pasto frugale, di due uova e un insalata prima di uscire velocemente per vivere le gioie e le attività culturali della città. No, lui si aspetta il trattamento special, quello che la mamma gli ha sempre riservato, ogni giorno della sua vita di bambino, adolscente, adolescentino, adulto, adultino quando lei soleva piombargli in casa con dei contenitori speciali pieni di ogni delizia di mamma.
"Sai anche cucinare!" si abbinava ora a frasi come "Ma quante storie per un piatto di pasta!", "Non è ancora pronto? Ho una fame incredibile, sto con un panino da pranzo!", "Solo verdure, niente carne?", "Ma che siamo a dieta?", "Ahhh lasagne. Finalmente! Devi farti perdonare qualcosa?".
E ancora: "Che mangiamo stasera?", "Che mangiamo stasera?", "Che mangiamo stasera?", "Che mangiamo stasera?", "Che mangiamo stasera?", "Che mangiamo stasera?"...
Camilla lasciò correre i pensieri di quella prima volta, li sostituì con la rabbia di quell'ultima volta, del giorno in cui non potè fare a meno di abbandonare la cucina, di chiudersi in bagno, truccarsi, vestirsi e piombare di fronte al divano dicendo: "Sai una cosa? Mi hai proprio rotto le palle!" prima di guadagnare l'uscita insieme alla sua libertà di mangiare come e quando le pareva.
E fu in quel momento che lui capì quanto la amava, quanto non desiderava perderla, quanto avrebbe lottato per riconquistarla; giorni e mesi a lamentarsi con gli amici, a soffrire davanti ad un piatto precotto scaldato al microonde, nel disordine di una cucina trascurata, di un frigo vuoto come il suo cuore spezzato. Sospiri, pianti, neanche la mamma più a soccorrerlo. Disperato, follemente disperato almeno fino al giorno in cui un'altra donna gli avrebbe chiesto: "Vuoi venire a cena da me?".
© 2010 Cristiana Rumori
venerdì, dicembre 10, 2010
lunedì, dicembre 06, 2010
Liebestrasse
Matilde si aggirava per le vie di Monaco cartina alla mano. Era al centro di Max Weber Platz quando un uomo la sfiorò passando, Matilde alzò lo sguardo dalla mappa e chiese in un tedesco improbabile dove fosse Liebestrasse. And der Kreppe era quello che voleva chiedere, ma per qualche strana ragione le parole che uscirono di bocca furono Liebestrasse (la strada dell'amore). L'uomo non le regalò alcun sorriso, rimase cupo pur nel suo viso delicato e rispose con un secco "Ich will es nicht wissen!!" (Non voglio saperlo!).
Matilde fu come rapita da tanta brutalità, l'errore l'aveva messa di fronte a un uomo così restio a trovare la strada per l'amore. L'istinto la portò a dimenticare la via che stava cercando e provò a seguire l'uomo che si era allontanato con passo svelto. Il suo tedesco improbabile non la aiutò a spiegare bene che in realtà la via che desiderava raggiungere era un'altra e che Liebestrasse le era uscito di bocca senza alcuna ragione, tuttavia era contenta dell'equivoco perchè aveva avuto l'opportunità di chiedere ad un uomo così deluso e indispettito la ragione di tanta rabbia.
"Indispettito io?" farfugliò Jorg accelerando il passo. "Indispettito!" sottolineò Matilde, impossibile per lei accettare che qualcuno fosse all'oscuro del desiderio di provare amore. "Provare amore è come respirare – ripertè più volte – non può smettere di respirare, di annusare l'aria, inglobarla dentro di sé per rigettarla fuori trasformata, rigenerata..." Il suo tedesco migliorava di parola in parola, non se ne rese quasi conto, il desiderio di comunicare la rendeva perfettamente a proprio agio con la lingua che tentava di studiare a fatica da qualche mese. Concetti fluidi, interlocutori, ma incredibilmente di effetto, spinsero Jorg a rallentare l'andatura fino a prendere il ritmo di una passeggiata.
Di pensiero in pensiero Matilde assimilava il tedesco e Jorg imparava a camminare osservando il paesaggio intorno a lui. Ad un tratto cominciò a guardare quella donna così caparbia, insistente, testarda ma curiosamente intrigante. Indossava un cappello che provava a contenere tutti quei capelli ricci, ribelli, arrotolati come i suoi pensieri puri e proiettati verso il mondo intorno a lei.
"Ma chi era questa donna? Da dove veniva? Cosa l'aveva portata lì? E dove pensava di andare?".
Jorg non aveva mai creduto di porre tali domade ad una donna, riteneva di avere già chiare le risposte, ad una sconosciuta per giunta, un esserino sfiorato per la via, come miriade volte nelle sue giornate affollate di metropoli. Volti che passavano frettolosi, che parevano non notare nulla se non il pensiero della meta che li attendeva, l'appuntamento organizzato con anticipo, gli impegni quotidiani, le commissioni da fare, tempo gestito in ogni particolare, tratteggiato di punto in punto senza consentire rallentamenti non previsti. Ora di parola in parola Jorg aveva gioiosamente dimenticato il motivo per cui era uscito di casa, l'impegno non era più un impegno; l'aveva dimenticato, semplicemente, e l'unica cosa che pareva importante ora era continuare a passeggiare con Matilde.
Ascoltò, domandò, cominciò a rendersi conto dei suoi respiri. Parevano potenti, pieni, rilassanti. Necessari.
Respirò tutto il giorno fino a quando, di fronte ad un albero che copriva la facciata di un edificio, scorse dietro i rami il marmo con inciso il nome Liebestrasse. Fu a quel punto che fermò il passo e, come inebetito, iniziò a sognare.
© 2010 Cristiana Rumori
Matilde fu come rapita da tanta brutalità, l'errore l'aveva messa di fronte a un uomo così restio a trovare la strada per l'amore. L'istinto la portò a dimenticare la via che stava cercando e provò a seguire l'uomo che si era allontanato con passo svelto. Il suo tedesco improbabile non la aiutò a spiegare bene che in realtà la via che desiderava raggiungere era un'altra e che Liebestrasse le era uscito di bocca senza alcuna ragione, tuttavia era contenta dell'equivoco perchè aveva avuto l'opportunità di chiedere ad un uomo così deluso e indispettito la ragione di tanta rabbia.
"Indispettito io?" farfugliò Jorg accelerando il passo. "Indispettito!" sottolineò Matilde, impossibile per lei accettare che qualcuno fosse all'oscuro del desiderio di provare amore. "Provare amore è come respirare – ripertè più volte – non può smettere di respirare, di annusare l'aria, inglobarla dentro di sé per rigettarla fuori trasformata, rigenerata..." Il suo tedesco migliorava di parola in parola, non se ne rese quasi conto, il desiderio di comunicare la rendeva perfettamente a proprio agio con la lingua che tentava di studiare a fatica da qualche mese. Concetti fluidi, interlocutori, ma incredibilmente di effetto, spinsero Jorg a rallentare l'andatura fino a prendere il ritmo di una passeggiata.
Di pensiero in pensiero Matilde assimilava il tedesco e Jorg imparava a camminare osservando il paesaggio intorno a lui. Ad un tratto cominciò a guardare quella donna così caparbia, insistente, testarda ma curiosamente intrigante. Indossava un cappello che provava a contenere tutti quei capelli ricci, ribelli, arrotolati come i suoi pensieri puri e proiettati verso il mondo intorno a lei.
"Ma chi era questa donna? Da dove veniva? Cosa l'aveva portata lì? E dove pensava di andare?".
Jorg non aveva mai creduto di porre tali domade ad una donna, riteneva di avere già chiare le risposte, ad una sconosciuta per giunta, un esserino sfiorato per la via, come miriade volte nelle sue giornate affollate di metropoli. Volti che passavano frettolosi, che parevano non notare nulla se non il pensiero della meta che li attendeva, l'appuntamento organizzato con anticipo, gli impegni quotidiani, le commissioni da fare, tempo gestito in ogni particolare, tratteggiato di punto in punto senza consentire rallentamenti non previsti. Ora di parola in parola Jorg aveva gioiosamente dimenticato il motivo per cui era uscito di casa, l'impegno non era più un impegno; l'aveva dimenticato, semplicemente, e l'unica cosa che pareva importante ora era continuare a passeggiare con Matilde.
Ascoltò, domandò, cominciò a rendersi conto dei suoi respiri. Parevano potenti, pieni, rilassanti. Necessari.
Respirò tutto il giorno fino a quando, di fronte ad un albero che copriva la facciata di un edificio, scorse dietro i rami il marmo con inciso il nome Liebestrasse. Fu a quel punto che fermò il passo e, come inebetito, iniziò a sognare.
© 2010 Cristiana Rumori
venerdì, novembre 12, 2010
close your eyes, close your eyes and relax
MARY MAGDALENE
Try not to get worried, try not to turn on to
Problems that upset you, oh.
Don't you know
Everything's alright, yes, everything's fine.
And we want you to sleep well tonight.
Let the world turn without you tonight.
If we try, we'll get by, so forget all about us tonight
APOSTLES' WIVES
Everything's alright, yes, everything's alright, yes.
MARY MAGDALENE
Sleep and I shall soothe you, calm you, and anoint you.
Myrrh for your hot forehead, oh.
Then you'll feel
Everything's alright, yes, everything's fine.
And it's cool, and the ointment's sweet
For the fire in your head and feet.
Close your eyes, close your eyes
And relax, think of nothing tonight.
APOSTLES' WIVES
Everything's alright, yes, everything's alright, yes.
JUDAS
Woman your fine ointment, brand new and expensive
Should have been saved for the poor.
Why has it been wasted? We could have raised maybe
Three hundred silver pieces or more.
People who are hungry, people who are starving
They matter more than your feet and hair!
MARY MAGDALENE
Try not to get worried, try not to turn on to
Problems that upset you, oh.
Don't you know
APOSTLES' WIVES and MARY
Everything's alright, yes, everything's alright, yes.
JESUS
Surely you're not saying we have the resources
To save the poor from their lot?
There will be poor always, pathetically struggling.
Look at the good things you've got.
Think while you still have me!
Move while you still see me!
You'll be lost, and you'll be sorry when I'm gone.
MARY MAGDALENE
Sleep and I shall soothe you, calm you and anoint you.
Myrrh for your hot forehead/
Then you'll feel
Everything's alright, yes, everything's fine.
And it's cool and the ointment's sweet
For the fire in your head and feet.
Close your eyes, close your eyes, and relax
Think of nothing tonight.
APOSTLES' WIVES
Everything's alright, yes, everything's alright, yes.
MARY MAGDALENE
Close your eyes, close your eyes, and relax
martedì, novembre 02, 2010
la mia recensione.
IL TEOREMA DELL'AMORE PERFETTO
Il libro è la risposta all’eccessiva facilità e velocità degli incontri e delle relazioni. Racconta la possibilità del conoscersi lentamente utilizzando mezzi veloci, dell’andare oltre l'uso e consumo delle frequentazioni, recuperando il senso del corteggiamento, del dialogo come incontro tra due voci che non temono l'ascolto.
I protagonisti procedono nelle loro vite accompagnati dalle parole che di giorno in giorno sanno regalarsi via sms. Le frasi prendono a danzare nella loro mente, stimolano l'immaginazione, fecondando il terreno per un rapporto più maturo con l'amore. Pagina dopo pagina cresce in Anna e Tommaso la consapevolezza che relazionarsi non è altro che essere individui insieme, lontani da nuclei amorosi, chiusi e dai confini ben definiti.
L'amore è il nettare in grado di far crescere interessi, progetti, e soprattutto il coraggio di sperimentare parti di sé. Ed è assurdo riversare nell’altro solo aspettative, frustrazioni, bisogni; è invece necessario guardarsi davvero, e guardarsi dentro.
Ci vuole coraggio in amore, mentre troppo spesso si è paralizzati dalla paura. Una paura indotta dalla solitudine e da chi ci preferisce consumatori e non esseri umani. Ed è così che si sviluppa Il teorema dell'amore perfetto, dal semplice concetto che sono le imperfezioni a renderci unici e che la perfezione può essere raggiunta solo nel superamento dei propri limiti, grazie al confronto con l'altro.
Anna non ha mai conosciuto Tommaso e Tommaso ha solo ascoltato la voce di Anna, guardando il corpo per una frazione di secondo, rannicchiato su una sedia, a distanza, eppure “lentamente il tono basso, a tratti sensuale, con una leggera imperfezione di pronuncia, si insinuò nei pensieri di Tommaso inducendolo a sintonizzarsi su quell'entità impegnata a sostenere una conversazione per nulla interessante”. Poi la partenza per Seattle.
Anna e Tommaso, distano nove ore di fuso orario, imparano a godere dell’attesa. Non competono, esplorano, crescono, si stimolano, superano blocchi emotivi.
La storia prende il ritmo di un film, i protagonisti si muovono nel libro come attori della propria giornata, le scrittrici ne vestono i panni. Autori e personaggi sono tutti lontani nello spazio, ognuno dietro alle singole attività quotidiane, legati da un filo immaginario di parole che li accarezza nel tragitto, fino all'ultima pagina.
Tommaso: interpretato da Cristiana Rumori
Anna: interpretata da Federica Morrone
Il libro è la risposta all’eccessiva facilità e velocità degli incontri e delle relazioni. Racconta la possibilità del conoscersi lentamente utilizzando mezzi veloci, dell’andare oltre l'uso e consumo delle frequentazioni, recuperando il senso del corteggiamento, del dialogo come incontro tra due voci che non temono l'ascolto.
I protagonisti procedono nelle loro vite accompagnati dalle parole che di giorno in giorno sanno regalarsi via sms. Le frasi prendono a danzare nella loro mente, stimolano l'immaginazione, fecondando il terreno per un rapporto più maturo con l'amore. Pagina dopo pagina cresce in Anna e Tommaso la consapevolezza che relazionarsi non è altro che essere individui insieme, lontani da nuclei amorosi, chiusi e dai confini ben definiti.
L'amore è il nettare in grado di far crescere interessi, progetti, e soprattutto il coraggio di sperimentare parti di sé. Ed è assurdo riversare nell’altro solo aspettative, frustrazioni, bisogni; è invece necessario guardarsi davvero, e guardarsi dentro.
Ci vuole coraggio in amore, mentre troppo spesso si è paralizzati dalla paura. Una paura indotta dalla solitudine e da chi ci preferisce consumatori e non esseri umani. Ed è così che si sviluppa Il teorema dell'amore perfetto, dal semplice concetto che sono le imperfezioni a renderci unici e che la perfezione può essere raggiunta solo nel superamento dei propri limiti, grazie al confronto con l'altro.
Anna non ha mai conosciuto Tommaso e Tommaso ha solo ascoltato la voce di Anna, guardando il corpo per una frazione di secondo, rannicchiato su una sedia, a distanza, eppure “lentamente il tono basso, a tratti sensuale, con una leggera imperfezione di pronuncia, si insinuò nei pensieri di Tommaso inducendolo a sintonizzarsi su quell'entità impegnata a sostenere una conversazione per nulla interessante”. Poi la partenza per Seattle.
Anna e Tommaso, distano nove ore di fuso orario, imparano a godere dell’attesa. Non competono, esplorano, crescono, si stimolano, superano blocchi emotivi.
La storia prende il ritmo di un film, i protagonisti si muovono nel libro come attori della propria giornata, le scrittrici ne vestono i panni. Autori e personaggi sono tutti lontani nello spazio, ognuno dietro alle singole attività quotidiane, legati da un filo immaginario di parole che li accarezza nel tragitto, fino all'ultima pagina.
Tommaso: interpretato da Cristiana Rumori
Anna: interpretata da Federica Morrone
venerdì, ottobre 22, 2010
39
39
è un numero importante. La strada si delinea, con gli anni aumenta la chiarezza di ciò che ci fa realmente appassionare.
E' dolce crescere ed è buffo notare che certe caratteristiche, certi lati del carattere, certe passioni, predisposizioni, curiosità non cambiano; magari cambia l'intensità con cui si guarda verso di loro ma quel pepe, quel luccichio, quel profumo non muta.
Ho tanti diari, stipati sotto la mia scrivania, lì verso la mia pancia, riposti come a creare un contatto diretto, continuo, avvolgente.
Sono pellicole colorate.
E' importante avere tanti colori diversi. E' per me una dolce abitudine scegliere prima il colore per quel mese, quel trimestre, quell'intervallo di tempo atto a riempire pagine, ascoltando il bisogno di scrivere, non imponendosi mai una regolarità, ma lasciando libero il desiderio della pausa, del tempo dedicato a se stessi per raccontare, esprimere un dubbio, imprimere certezze, bagliori, epiloghi, riflessioni sui progetti in divenire, paure, battiti.
E poi Amori.
Passioni.
Nomi che danzano da una pagina all'altra.
Fermare i momenti, perchè per quanto la memoria sia precisa il ricordo aggiunge sempre altre sfumature che mutano nel tempo. E così ti trovi a leggere il passato e a percepirlo come un libro, un film che non si ricordava, con intensità così lontane e così vive, reali.
20 anni scolpiti con chiarezza. Ed è magico avvertire quella carezza lontana così viva, da poterla percepire ancora, forte, intensa, una coccola che ti accompagnia nella tua nuova giornata.
E allora tutti gli amici, gli incontri, i progetti, le parole, le avventure, le disaventure volteggiano insieme a me, cullandomi.
39
è un numero importante. La strada si delinea, con gli anni aumenta la chiarezza di ciò che ci fa realmente appassionare.
E' dolce crescere ed è buffo notare che certe caratteristiche, certi lati del carattere, certe passioni, predisposizioni, curiosità non cambiano; magari cambia l'intensità con cui si guarda verso di loro ma quel pepe, quel luccichio, quel profumo non muta.
Ho tanti diari, stipati sotto la mia scrivania, lì verso la mia pancia, riposti come a creare un contatto diretto, continuo, avvolgente.
Sono pellicole colorate.
E' importante avere tanti colori diversi. E' per me una dolce abitudine scegliere prima il colore per quel mese, quel trimestre, quell'intervallo di tempo atto a riempire pagine, ascoltando il bisogno di scrivere, non imponendosi mai una regolarità, ma lasciando libero il desiderio della pausa, del tempo dedicato a se stessi per raccontare, esprimere un dubbio, imprimere certezze, bagliori, epiloghi, riflessioni sui progetti in divenire, paure, battiti.
E poi Amori.
Passioni.
Nomi che danzano da una pagina all'altra.
Fermare i momenti, perchè per quanto la memoria sia precisa il ricordo aggiunge sempre altre sfumature che mutano nel tempo. E così ti trovi a leggere il passato e a percepirlo come un libro, un film che non si ricordava, con intensità così lontane e così vive, reali.
20 anni scolpiti con chiarezza. Ed è magico avvertire quella carezza lontana così viva, da poterla percepire ancora, forte, intensa, una coccola che ti accompagnia nella tua nuova giornata.
E allora tutti gli amici, gli incontri, i progetti, le parole, le avventure, le disaventure volteggiano insieme a me, cullandomi.
39
lunedì, ottobre 11, 2010
Parole soavi... di Anais Nin
"Non riuscirò mai a descrivere gli stati di abbagliamento, di trance, le estasi che produce in me fare l'amore. Più che comunione, più di quasiasi gioia nello scrivere, più che l'infinito, più di tutto questo c'è nell'unità raggiunta con la passione. E' il solo momento in cui sono in riposo, è la sommità, la grazia, il miracolo. [...]"
Il solo momento in cui sono a riposo.
"Tutto il mistero del piacere nel corpo di una donna sta nell'intensità della pulsazione che precede l'orgasmo. A volte è lenta, uno due, tre palpiti che poi lanciano attraverso il corpo un liquido di fuoco e di ghiaccio. Se il palpito è debole, in sordina, il piacere è come un'onda più gentile. Il seme dell'estasi esplode con maggiore o minore energia, quando è più ricco tocca ogni porzione del corpo, vibrando attraverso ogni nervo, ogni cellula. Se il palpito è intenso, il suo ritmo e il battito sono più lenti, e il piacere più direvole. Frecce di carne cariche di elettricità, una seconda onda di piacere cade sulla prima, e poi una terza, che tocca terminazione nervosa, attraversa il corpo come una corrente elettrica. Un arcobaleno di colori sferza le palpebre. Una schiuma di musica cola nelle orecchie. E' il gong dell'orgasmo. A volte una donna sente il proprio corpo come uno strumento appena sfiorato, altre volte raggiunge un acme tale che pare sia impossibile andare oltre.
Tanti orgasmi.
Alcuni provocati dalla tenerezza, alcuni dal desiderio, alcuni da una parola o da un'immagine vista durante il giorno. A volte il giorno stesso chiede un orgasmo, giorni di sensazioni accumulate e di sentimenti inesplosi. Ci sono giorni che non si concludono con un orgasmo, quando il corpo è addormentato o sogna altri sogni. Ci sono giorni in cui l'orgasmo non è piacere ma dolore, gelosia, terrore, angoscia. E ci sono giorni in cui l'orgasmo si verifica nella creazione, un orgasmo bianco. La rivoluzione è un altro orgasmo. La santità un altro ancora."
Anais Nin: Ottobre 1937. Diario II
parole che fanno bene a noi donne
parole che fanno bene agli uomini
c'è un mondo dentro di noi, donne_uomini, non meccanicismi.
Nè semplificazioni.
Il solo momento in cui sono a riposo.
"Tutto il mistero del piacere nel corpo di una donna sta nell'intensità della pulsazione che precede l'orgasmo. A volte è lenta, uno due, tre palpiti che poi lanciano attraverso il corpo un liquido di fuoco e di ghiaccio. Se il palpito è debole, in sordina, il piacere è come un'onda più gentile. Il seme dell'estasi esplode con maggiore o minore energia, quando è più ricco tocca ogni porzione del corpo, vibrando attraverso ogni nervo, ogni cellula. Se il palpito è intenso, il suo ritmo e il battito sono più lenti, e il piacere più direvole. Frecce di carne cariche di elettricità, una seconda onda di piacere cade sulla prima, e poi una terza, che tocca terminazione nervosa, attraversa il corpo come una corrente elettrica. Un arcobaleno di colori sferza le palpebre. Una schiuma di musica cola nelle orecchie. E' il gong dell'orgasmo. A volte una donna sente il proprio corpo come uno strumento appena sfiorato, altre volte raggiunge un acme tale che pare sia impossibile andare oltre.
Tanti orgasmi.
Alcuni provocati dalla tenerezza, alcuni dal desiderio, alcuni da una parola o da un'immagine vista durante il giorno. A volte il giorno stesso chiede un orgasmo, giorni di sensazioni accumulate e di sentimenti inesplosi. Ci sono giorni che non si concludono con un orgasmo, quando il corpo è addormentato o sogna altri sogni. Ci sono giorni in cui l'orgasmo non è piacere ma dolore, gelosia, terrore, angoscia. E ci sono giorni in cui l'orgasmo si verifica nella creazione, un orgasmo bianco. La rivoluzione è un altro orgasmo. La santità un altro ancora."
Anais Nin: Ottobre 1937. Diario II
parole che fanno bene a noi donne
parole che fanno bene agli uomini
c'è un mondo dentro di noi, donne_uomini, non meccanicismi.
Nè semplificazioni.
domenica, ottobre 10, 2010
L'esistere e il non esistere...
Qualcuno ieri mi ha chisto: "Se l'amore non esiste perchè tutti lo cercano?"
Ed io: "Perché l'amore esiste ma si nasconde molto bene dietro le paure dell'individuo. Il segreto è fa cadere la maschera difensiva".
Ritengo questa frase importante.
Ritengo di dover esternare questi pensieri.
Ritengo di dover abbandonare l'idea cinicamente moderna di autosufficienza.
Negli incontri si sta perdendo sempre più il gusto di conoscersi in profondità e di mettersi in discussione. Si parte dal convincimento che si sia sempre nel giusto, che sia importante desiderare delle cose, delle persone, appropriarsene per un tempo sufficiente a non andare e sentire oltre, utilizzandole come dei tasselli da rincorrere uno dopo l'altro pur di non fermare il passo e magari analizzare noi stessi e le persone intorno.
Ci si spoglia sempre più con estrema facilità rinunciando spesso a spoglarsi realmente.
E' come se volessimo dimostrare di essere bionici, autosufficienti, di non aver realmente bisogno di nessuno e di poter fare a meno di tutti.
Di andare e andare ancora senza afferare emozioni.
Bastare a se stessi o Rinunciare a se stessi?
Bastare a se stessi è un atto di forza e di coraggio, un bisogno di sapere di poter contare sulle proprie energie, una consapevolezza che ci aiuta a procedere curiosi. Tuttavia il rischio è che, se lo si fa con troppa convinzione, sarà inevitabile Rinunciare a se stessi, credendo che niente e nessuno sia degno di profonde e sincere attenzioni.
E' un argomento infinito, il desiderio è quello di stimolare reazioni e confronti. Avverto un grande bisogno di discutere di questi temi. Quando leggo i classici del 1900 pare tutto molto chiaro, l'esistenza dell'amore non viene mai messa in discussione, ora sì.
Perché lo stiamo facendo?
Dove ci porterà?
Quel luogo non mi attrae...
Ed io: "Perché l'amore esiste ma si nasconde molto bene dietro le paure dell'individuo. Il segreto è fa cadere la maschera difensiva".
Ritengo questa frase importante.
Ritengo di dover esternare questi pensieri.
Ritengo di dover abbandonare l'idea cinicamente moderna di autosufficienza.
Negli incontri si sta perdendo sempre più il gusto di conoscersi in profondità e di mettersi in discussione. Si parte dal convincimento che si sia sempre nel giusto, che sia importante desiderare delle cose, delle persone, appropriarsene per un tempo sufficiente a non andare e sentire oltre, utilizzandole come dei tasselli da rincorrere uno dopo l'altro pur di non fermare il passo e magari analizzare noi stessi e le persone intorno.
Ci si spoglia sempre più con estrema facilità rinunciando spesso a spoglarsi realmente.
E' come se volessimo dimostrare di essere bionici, autosufficienti, di non aver realmente bisogno di nessuno e di poter fare a meno di tutti.
Di andare e andare ancora senza afferare emozioni.
Bastare a se stessi o Rinunciare a se stessi?
Bastare a se stessi è un atto di forza e di coraggio, un bisogno di sapere di poter contare sulle proprie energie, una consapevolezza che ci aiuta a procedere curiosi. Tuttavia il rischio è che, se lo si fa con troppa convinzione, sarà inevitabile Rinunciare a se stessi, credendo che niente e nessuno sia degno di profonde e sincere attenzioni.
E' un argomento infinito, il desiderio è quello di stimolare reazioni e confronti. Avverto un grande bisogno di discutere di questi temi. Quando leggo i classici del 1900 pare tutto molto chiaro, l'esistenza dell'amore non viene mai messa in discussione, ora sì.
Perché lo stiamo facendo?
Dove ci porterà?
Quel luogo non mi attrae...
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venerdì, ottobre 08, 2010
Leccare una nuova pagina
Ogni uomo mi ha lasciato un segno, un bacio, un marchio, una ferita, una carezza che si rinnova ad ogni ricordo. Ascolto le musiche del film "Amelie" e nuoto nella consapevolezza che la vita è ricerca_attesa_energia_forza_sopraffazione_stanchezza_danza_silenzio_pensieri nella notte. Gambe che s'incrociano teneramente, occhi che si guardano, corpi che accendono desideri, che creano nuove attese, che si danno le spalle per poi ritrovarsi. E ancora sussurri, bugie che mascherano grandi verità, voglia di perdersi, illusione di ritrovarsi.
Ritmo.
Fluttuo, danzo tra i miei fotogrammi, sfogliando diari, aprendo nuove pagine bianche tutte da scrivere. Creare, pasticciare, sbiadendo paure, guardandole in faccia, liberando una sonora e scrosciante risata erotica, vitale come le urla della petit mort.
Encantada.
Lecco una nuova pagina scritta. Trucco ciglia di chi sceglie cosa guardare. Pongo orecchini degni di adornare penetranti ascolti.
"Amelie" suona ancora.
Ritmo.
Fluttuo, danzo tra i miei fotogrammi, sfogliando diari, aprendo nuove pagine bianche tutte da scrivere. Creare, pasticciare, sbiadendo paure, guardandole in faccia, liberando una sonora e scrosciante risata erotica, vitale come le urla della petit mort.
Encantada.
Lecco una nuova pagina scritta. Trucco ciglia di chi sceglie cosa guardare. Pongo orecchini degni di adornare penetranti ascolti.
"Amelie" suona ancora.
giovedì, ottobre 07, 2010
SI RIAPRE...
dopo più di un anno di pausa torno a scrivere nel blog
forse per il bisogno di curare una piccola rubrica, andare oltre i libri che pubblico, oltre i social network, oltre il diario che scrivo quasi quotidianamente, oltre le chiacchiere per la via, le confidenze tra amici, le riunioni di brainstormig...
le idee prendono varie forme, almeno in una mente come la mia che sente il bisogno di danzare nelle sue giornate volteggiando tra i molteplici interessi che necessita coltivare
annaffio pensieri, sogni
desideri pulsano nella mia mente creativa
umori
amori
fremiti
parole soffiate
parole gridate
parole scritte
come un tanghero afferrerò compagni di ballo per roteare inebriati da conversazioni capaci di stimolare un nuovo passo di riflessione, di consapevolezza, di dubbio, di meravigliosa creatività
nuove pagine da sfogliare, linkare, postare, mangiare, leggere e sputare
microcosmi di una mente erotica
forse per il bisogno di curare una piccola rubrica, andare oltre i libri che pubblico, oltre i social network, oltre il diario che scrivo quasi quotidianamente, oltre le chiacchiere per la via, le confidenze tra amici, le riunioni di brainstormig...
le idee prendono varie forme, almeno in una mente come la mia che sente il bisogno di danzare nelle sue giornate volteggiando tra i molteplici interessi che necessita coltivare
annaffio pensieri, sogni
desideri pulsano nella mia mente creativa
umori
amori
fremiti
parole soffiate
parole gridate
parole scritte
come un tanghero afferrerò compagni di ballo per roteare inebriati da conversazioni capaci di stimolare un nuovo passo di riflessione, di consapevolezza, di dubbio, di meravigliosa creatività
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microcosmi di una mente erotica
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