martedì, marzo 13, 2007

Zoee nel VirtualSpazio

Ieri ho provato la mia prima esperienza su Second Life. Sono mesi che guardo a quella realtà con un misto di dubbio e attrazione; c'è qualcosa che mi incuriosisce di quel mondo, vedo potenzialità che molti stanno già sfruttando.

Già nella scelta del nome me la sono presa con calma. Trovare quello giusto ha richiesto un po' di tempo, alla fine sono approdata a Zoee Babenco.

Non ridete.


Il fatto di scegliersi una nuova identità è un processo divertente. Scegliersi un nome, un cognome che abbia un buon suono e nessuna storia di famiglia, di parentele sopportabili e insopportabili, di radici da sradicare, da ripiantare e da annaffiare. Tutto nuovo, lindo, pulito di ricordi belli e di quelli brutti, pronta per un nuovo viaggio in un mondo dove sbattere la testa è assai facile. No, non è una metafora questa è proprio quello che mi è accaduto un po' di volte a forza di giocare con le freccine della tastiera del pc e cercare di far avanzare la mia donnina dal look fashion con delle codine da cretina che proprio non mi sono andate giù (la scelta gratuita del corpo è ancora limitata, se vuoi di più paghi), prima o poi mi toccherà andare dal parrucchiere... ah ah ah.

Ebbene con il mio corpo da urlo, quello è un optional gentilmente offerto da Second Life, ho incrociato un tipo dal nome impronunciabile dentro un'auto. Memore del mio innato spirito di avventura, mi sono avvicinata a lui e gli ho chiesto se mi poteva dare un passaggio da qualche parte; ero appena arrivata e non avevo idea di dove andare. Lui mi è sembrato sorpreso per la mia richiesta, forse ha creduto che lo stessi agganciando, così ha cominciato a chiedermi se avevo bisogno di una macchina, io gli ho risposto che cercavo solo qualche dritta per il viaggio, ero appena arrivata e non avevo idea di come muovermi.

Lui non mi ha detto né sì né no, si è limitato a trafficare con l'auto ma senza muoversi. Ho pensato che mi stesse aspettando in qualche modo ma poi mi ha confessato che non aveva idea di come farla partire e che era appena arrivato anche lui. Stufo dei suoi tentativi a vuoto dopo un po' mi ha salutato e se ne è andato via a piedi. Allora ho preso la palla al balzo; ho provato a salire in macchina ma non sapendo dove trovare il tasto per saltare ho cercato di camminarci sopra sbattendo più volte lo stinco sulla lamiera, proprio come nella vita normale. Alla fine, senza sapere come, mi sono ritrovata dentro ma di farla partire neanche a pensarci. Così ho deciso che l'unica cosa che potevo fare era volare.


E fu così che mi librai nell'aria alla ricerca di qualcuno o qualcosa che mi potesse spiegare un po' di cose ma il caso volle che diedi una capocciata contro un castello con fortezza, cancelli e tutto il resto e con un uccello preistorico nelle vicinanze. A quel punto, dolorante per tutte le botte che avevo preso, ho deciso di rimandare tutto alla prossima puntata...

zzz zoe