Sono io la talpa, ora che tu hai bevuto il veleno posso dirtelo.
Prima non avrei potuto.
In cucina mentre la mia bocca ti chiedeva di iniziare una vita insieme e le mie mani scioglievano qualche goccia di veleno nel tuo caffè non avrei potuto.
Ho girato quel caffè, l'ho girato molto bene per essere certa di non cedere alla passione che provavo.
Ti ho amato, sì, in quei brevi attimi in cui mi concedevo di amare, ma non ti ho mai amato quanto me stessa e quanto quelle catene che mi legano alla mia vita di spia. Di talpa.
C'erano molte vite possibili da indossare e tra le tante ho scelto questa, anche oggi sceglierei questa, l'unica che mi ha permesso di non cedere mai ai mie desideri romantici, piccoli, banali, lontani da quel personaggio che avrei voluto recitare per la vita.
Vesto i panni di una donna spregiudicata, pericolosa, glaciale, ammaliatrice di uomini e di parole. Minacciosa, mortale, perversa nel godere quel fluido di piacere di vendetta, di morte, di coraggio, di spietatezza nel giocare con le vite degli altri, con la mia ed ora con la tua che sta volgendo al termine dopo aver bevuto il mio caffè, preparato con amore, con tanto amore proprio mentre la mia bocca pronunciava quei desideri inconfessati e la mia mano agiva come era deciso che agissi.
Ora ti guardo e sei ancora steso, contorto dagli ultimi spasmi vitali prima dell'assenza di tutto, di niente.
Per un attimo sento che vorrei essere al tuo posto, finire la mia recita qui, ora, con te, ma è solo un attimo.
Penso questo e sento un piccolo fastidio allo stomaco, che strana sensazione.
Il fastidio si fa più intenso, diventa dolore acuto mentre vedo te, in piedi, libero dalla tua finta contorsione, che mi guardi col tuo occhio astuto, spietato, lontano, di chi ha capito il mio gioco e ha fatto il suo.
Ti amo di più ora che riconosco in te me stessa, ora che ho trovato quella pedina che mancava, quel piccolo tassello che non ha reso vana la mia vita.
Tu mi porgi un pagina bianca, adesso che sono io quella stesa vicina alla fine, mi porgi solo una pagina bianca, ma senza privarti del piacere di regalarmi un sorriso sarcastico, vincente.
Da killer a killer.
Allora prendo la penna e scrivo qualcosa, forse sei tu a guidarmi, eppure sento di essere io a voler scrivere qualcosa, due parole, solo due piccole parole che escono dal cuore, da un cuore rallentato dei suoi battiti, da un cuore che non ha più bisogno di lottare.
La penna scorre lentamente tracciando linee imprecise che vanno a comporre una sintesi, la mia.
“No Love”.
© 2007 Cristiana Rumori
Racconto Liberamente tratto da “Confessioni di una mente pericolosa” di George Clooney