Sono una delle poche persone rimaste che non hanno nella propria libreria il testo di Roberto Saviano. Non amo comprare libri primi in classifica, mi porto dietro questo pensiero da molto, convinta che ci sia un tempo naturale per ognuno di leggere un romanzo. Pur avendo letto molto su di lui, pur conoscendo parte della storia, non mi sono addentrata nella lettura di Gomorra, fermandomi alle 10 pagine assaporate a casa di mio padre.
Ho sempre rispettato Roberto, ma questa mattina, leggendo il bellissimo articolo di Repubblica su di lui ho provato un grande affetto.
Il suo grido di dolore
"Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l'odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me."
mi ha emozionato profondamente.
Io che amo e che conservo gelosamente il mio senso di libertà mi sento una privilegiata. Il successo cambia, lo sto verificando osservando i miei amici, ma il successo di Roberto cambia profondamente, amplifica la paura, la diffidenza.
"Sai, questa bolla di solitudine inespugnabile che mi stringe fa di me un uomo peggiore. Nessuno ci pensa e nemmeno io fino all'anno scorso ci ho mai pensato. In privato sono diventato una persona non bella: sospettoso, guardingo. Sì, diffidente al di là di ogni ragionevolezza. Mi capita di pensare che ognuno voglia rubarmi qualcosa, in ogni caso raggirarmi, "usarmi". E' come se la mia umanità si fosse impoverita, si stesse immeschinendo. Come se prevalesse con costanza un lato oscuro di me stesso. Non è piacevole accorgersene e soprattutto io non sono così, non voglio essere così."
Gli auguro di ricostruire la sua libertà. Gli auguro una casa, il parco dove passeggiare, un amore, gli auguro di provare una gioia profonda immensa nel camminare tra la gente e percepire la magia delle idee che ti entrano dentro, del desiderio di raccontare storie, della libertà più profonda, viscerale per le giornate vissute così, come vengono, come desideriamo viverle.
Roberto ti auguro di respirale di nuovo l'emozione della LIBERTA'. Una parola magica che, per quanto mi riguarda, è il mio vero grande amore.